FLASH NEWS DEL 17 MAGGIO 2023

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 TAGLIO DEL CUNEO: 65 EURO IN PIÙ PER GLI STATALI

Il nuovo taglio del cuneo fiscale porterà aumenti netti mensili in busta paga compresi tra 48 e 65 euro per 2,2 milioni di dipendenti pubblici. Così è emerso dalle simulazioni effettuate dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei commercialisti per Il Messaggero. Nei ministeri saranno soprattutto i lavoratori della prima e della seconda area a beneficiare della riduzione del prelievo contributivo, quindi “operatori” e “assistenti”. Gli operatori, con una retribuzione media annua di 24.980 euro, otterranno un aumento netto mensile superiore a 54 euro, a cui vanno sommati i circa 41 euro del precedente taglio del cuneo. Insomma, nel loro caso l’incremento in busta paga è pari nel complesso a circa 96 euro, ha stimato il Consiglio nazionale dell’Ordine dei commercialisti. Gli assistenti invece guadagnano 29.258 euro l’anno in media. Per loro l’aumento netto mensile grazie al taglio di quattro punti dei contributi sarà di 61-62 euro.

Esempi

Lo sconto sui contributi rimarrà in vigore per sei mesi: esclusa la tredicesima. Il grosso del personale pubblico che otterrà gli aumenti è concentralo nella scuola (dove la retribuzione media di oltre 1,17 milioni di insegnanti è di 29.834 euro, stando ai dati della Ragioneria generale dello Stato) e nella sanità. Buone notizie dunque per insegnanti e infermieri. Per quanto riguarda i docenti l’aumento netto mensile sarà di 58,5 euro (a cui si sommano i 32,7 euro frutto della decontribuzione introdotta a gennaio con la legge di Bilancio).

Poi ci sono 530 mila dipendenti della sanità, che in media guadagnano 31.623 euro all’anno, ai quali spetta un aumento netto mensile di 59,4 euro (più i circa 30 euro della decontribuzione già in vigore ). I dipendenti degli enti pubblici non economici, come l’Inps e l’Inail, dove gli stipendi medi sono più elevati, avranno diritto infine a un aumento netto mensile di 64,9 euro grazie al nuovo taglio del cuneo.

Il decreto

È appena stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto Lavoro approvato il primo maggio dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento, che conta 45 articoli, oltre al nuovo taglio del cuneo fiscale di ulteriori 4 punti da luglio a dicembre prevede l’avvio del “Supporto per la formazione e il lavoro”, strumento che sostituirà il reddito di cittadinanza per gli occupabili, e l’innalzamento del tetto di esenzione dei fringe benefit a 3mila euro. «Il nuovo taglio del cuneo fiscale – ha spiegato la ministra del Lavoro, Marina Calderone – fa sì che per chi ha redditi fino a 25mila euro ci sia una riduzione di circa il 70% del prelievo contributivo. Per chi ha fino a 35mila euro di reddito la riduzione è del 60%. L’impegno è di lavorare per creare le condizioni per rendere strutturale questo intervento».

(Fonte: Pa Magazine Alessandro Belli)

 PA, FUGA DAI CONCORSI: CROLLA IL NUMERO DEI PARTECIPANTI

I dipendenti pubblici sono 3.266.180, il valore il più alto dell’ultimo decennio, in aumento dello 0,8% in un anno. Ma nei concorsi due vincitori su dieci rinunciano al posto (l’asticella sale al 50% quando in palio c’è una posizione a tempo determinato). Nel 2021 il numero dei contratti a tempo indeterminato (2.932.529) ha raggiunto il livello più basso dal 2001. Quelli flessibili sono oltre 437.000, in crescita di 22.000 unità. In particolare, mancano figure tecniche e professionisti per il Pnrr. L’età media degli statali supera i 50 anni. Così evidenzia l’indagine sul lavoro pubblico realizzata da FPA, società del Gruppo DIGITAL360, e presentata a FORUM PA 2023.

Il flop dei concorsi

Da inizio 2021 a giugno 2022 si sono presentati appena 40 candidati per ogni posto messo a bando: prima erano 200. Per giunta, due vincitori su dieci hanno rinunciato al posto nel periodo preso in esame (addirittura uno su due in caso di contratto a tempo determinato). Il fenomeno delle candidature multiple del resto ha prodotto vincitori in più posizioni: il 42% dei candidati ha partecipato a più di una selezione e il 26% è risultato idoneo in almeno due. E ancora. Oltre l’8% dei 150mila assunti per concorso nel 2021 era già un dipendente pubblico.

Boom di pensionati

Entro il 2033 più di un milione di dipendenti pubblici andrà in pensione. Tradotto: alcune amministrazioni dovranno sostituire più di metà del personale in servizio. In valori assoluti le uscite più significative si registreranno nella scuola (463.257), nella sanità (243.130) e negli enti locali (185.345). Nel 2023 nel pubblico si contano 94,8 pensioni erogate ogni 100 contribuenti attivi (erano 73 nel 2022).

Sottolinea Carlo Mochi Sismondi, presidente di FPA: «In un contesto caratterizzato dalla scarsità di personale qualificato, si evidenzia una nuova competizione tra pubblico e privato sui profili tecnici e tra amministrazioni. Una condizione che impone alla Pa di diventare più attrattiva come datore di lavoro».

Il commento

Gli stipendi privati in questi ultimi anni sono cresciuti più in fretta di quelli pubblici, fino al punto da averli raggiunti. «La Pubblica amministrazione, anche grazie alla spinta dei fondi europei, oggi appare in evoluzione, ma per accompagnare i grandi processi di trasformazione del paese deve compiere un ulteriore cambio di passo, imparando sul campo il mestiere del datore di lavoro», aggiunge Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA. Insomma, servono proposte concrete per attrarre nuovi talenti e valorizzare le persone che già lavorano nel pubblico.

(Fonte: Pa Magazine – Francesco Bisozzi)

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