Con la firma del nuovo contratto delle funzioni centrali si sbloccano aumenti e arretrati. Ma i pagamenti arriveranno a giugno. «I tempi sono stretti, il ministero dell’Economia li verserà il mese prossimo», annuncia il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo. Il contratto, lungo 106 pagine, frutto di 25 riunioni tra Aran e sindacati, è denso di novità, dalle progressioni di carriera agli “scatti” legati al merito e all’anzianità. E non solo. «Abbiamo regolamentato lo smart woking e introdotto l’area delle alte professionalità. Adesso dobbiamo fare lo stesso con sanità ed enti locali», sottolinea Naddeo.
Quando arriveranno gli aumenti in busta paga?
I dipendenti delle funzioni centrali li percepiranno a partire dal mese prossimo, dunque a giugno, insieme agli arretrati per il 2019-2021. Le erogazioni dipendono dal ministero dell’Economia: ci sono dei tempi tecnici da rispettare.
Perché ci è voluto così tanto tempo per la firma definitiva?
Abbiamo firmato la pre-intesa lo scorso 5 gennaio e dopo pochi giorni abbiamo trasmesso al ministero del Tesoro l’accordo per le verifiche del caso. La Ragioneria generale dello Stato ha chiesto delle integrazioni e questo ha allungato inevitabilmente i tempi: alla fine però il contratto ha subìto solo piccole modifiche. E il via libera della Corte dei Conti è arrivato nei tempi previsti.
Il contratto è particolarmente innovativo sotto diversi punti di vista, innanzitutto per quanto riguarda lo smart working.
La trattativa per il rinnovo del contratto ha richiesto 25 riunioni. Ed è la prima volta che lo smart working viene regolamentato attraverso un contratto collettivo. Il testo prevede che il lavoro agile vero e proprio non sia sottoposto a vincoli di orario e di luogo. Mentre il lavoro da remoto, o lavoro a domicilio, sì. Sono saltati tetti e percentuali: il contratto prevede che siano le singole amministrazioni a stabilire in che misura ricorrere allo smart working.
Nel contratto non si fa riferimento alla prevalenza del lavoro in presenza, a differenza delle linee guida della Funzione pubblica che stabiliscono che le ore lavorate da casa non possono essere superiori a quelle lavorate in presenza?
Come detto, il contratto fissa le regole per il lavoro agile nel settore pubblico, ma lascia ai singoli enti la decisione se ricorrere o meno al lavoro agile e il compito di stabilire quali e quanti lavoratori possono accedere allo smart working. Il contratto interviene anche sugli istituti economici. I lavoratori da remoto, chiamati a rispettare gli stessi vincoli di orario dell’ufficio, avranno diritto a straordinari pagati e buoni pasto. Discorso diverso per lo smart working per obiettivi: in questo caso saranno le amministrazioni, in fase di contrattazione integrativa, a decidere se prevedere o meno delle indennità per i lavoratori agili, per esempio per coprire parte dei costi di connessione che questi ultimi dovranno sostenere.
Il contratto prevede l’introduzione di una quarta area, quella delle alte professionalità. Perché è importante?
Il contratto ha aggiunto una quarta area di elevata qualificazione, che nasce vuota: saranno le amministrazioni a stabilire quante persone inserire in questa determinata area mano a mano che assumeranno. Prevista una struttura retributiva simile a quella dei dirigenti, formata da una retribuzione di posizione e da una retribuzione di risultato. I soggetti inquadrati in questa area avranno incarichi gestionali o tecnico-professionali. Parliamo di un’area intermedia tra funzionari e dirigenti, alla quale potranno accedere dall’interno, tramite selezione, anche i dipendenti pubblici già in servizio, a patto che abbiano i requisiti richiesti.
La quarta area sarà presente pure nei nuovi contratti per sanità ed enti locali?
Assolutamente sì. Contiamo di chiudere entro giugno sia il contratto delle funzioni locali che quello della sanità. (Fonte: PA Magazine – FRANCESCO BISOZZI)
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